Si tratta probabilmente del disegno leonardesco più controverso e misterioso su cui si discute dal momento del suo ritrovamento, avvenuto in modo fortuito e inatteso, tra il 1966 ed il 1968, nel laboratorio di restauro di libri antichi del Monastero Esarchico di Santa Maria di Grottaferrata (Roma). Nelle operazioni di ripulitura del Codice Atlantico, composto da 1300 carte di Leonardo da Vinci, i monaci si imbatterono in due fogli incollati. Decisero di separarli e scoprirono sul recto del foglio 133 alcuni disegni: una caricatura, uno schizzo (nel quali alcuni studiosi hanno visto due organi sessuali maschili con le zampe) associato alla scritta Salai’, ed una bicicletta. I disegni sono chiaramente di una mano diversa da quella di Leonardo, che gli studiosi del tempo attribuirono ad allievi del maestro, i quali, come avevano fatto altre volte, avevano copiato i suoi disegni in uno dei tanti fogli già usati. Per cui si ritenne che l’invenzione era comunque attribuibile a Leonardo, anche perché fu subito associata alla catena del Codice Madrid I che si ritenne potesse completare l’invenzione. Con il tempo si sono formate due scuole di pensiero, da una parte i favorevoli all’ipotesi dell’invenzione leonardesca e, dall’altra, quelli che propendono per il falso storico. Per quanto ci riguarda abbiamo preso lo spunto dal disegno decisamente infantile del Codice Atlantico, per progettare una bicicletta molto più in linea con i disegni leonardeschi, sia dal punto di vista estetico, che da quello tecnico, a cominciare per esempio dal fatto che la si può montare senza colla, ma solo con incastri.
Misure modello montato in cm: 33,5×10 h20